Amo i miei avversari
Perchè loro mi rendono migliore
Amo il ricordo che ti lascia una persona cara quando muore
Ogni bambino
Che vada a scuola sentendo la black
O si faccia male per un passo di break
Amo mio padre
E se per lui sono una delusione
Vuol dire che si evolve la generazione
Contento di non girare col coltello
Di non fare distinzione tra amico e fratello
Amo la sfida
E se l'anima lascia questa terra
Potranno seppellire il mio corpo
E non la mia ascia di guerra
Amo le braccia della mia famiglia
Che quando è buio si allargano
Come una pupilla
Amo fare le domande alle risposte che mi danno
Così avrò le risposte alle domande che mi fanno
Amo pregare a modo mio
Che a volte una bestemmia
E' il modo più ingenuo di chiedere aiuto a Dio
RIT: SURFA
Io odio
Il male fatto
Per il puro odio
Perchè mi sale l'odio
Ma odio questo odio
Io amo
Felicità negli occhi
Di chi amo
Rispetto perchè amo
Finchè rispetto amo
Io odio
Il male fatto
Per il puro odio
Perchè mi sale l'odio
Ma odio questo odio
Io amo
Felicità negli occhi
Di chi amo
Rispetto perchè amo
Finchè rispetto amo
HOOK: SURFA
Non uso droga
Anche se a scuola va di moda
Passeggeri dove il terrorista è il pilota
Burattini nelle mani di chi gioca
Urlo anche se di voce me ne resta poca
STROFA: SKUBA
Odio troppe cose
Persone famose in overdose
Ma va in galera l'immigrato che gli ha venduto la dose
Chi vota i criminali e si lamenta
Ogni pubblicità di merendina con la società contenta
Ed ogni poliziotto che si prende sul serio
Tanto viaggio con la testa e lì non c'è autovelox
Ogni black block che ha ridotto
In macerie il negozio
Di chi non centrava un cazzo col G8
Chi pensa che la cocaina sia un elisir
Chi fa le foto al papa morto come souvenir
Le gang, gli slang del bang bang
Non è nato dalla violenza
Ma con le feste di Kool Herc
Odio chi rinnega il passato
La SIAE
Ed il resto della mafia che legalizza lo stato
Quelli che non corrono e restano immobili
Odio la pena di morte
Tranne che per i pedofili
Chi è vegetariano e c'ha il visone
Non poter rispondere ad un professore
Che si sfoga per la frustrazione
Chi c'ha le donne col burka
E c'ha l'harem
Ogni prete che pensa ad altro
Quando dice amen
RIT: SURFA
Io odio
Il male fatto
Per il puro odio
Perchè mi sale l'odio
Ma odio questo odio
Io amo
Felicità negli occhi
Di chi amo
Rispetto perchè amo
Finchè rispetto amo
Io odio
Il male fatto
Per il puro odio
Perchè mi sale l'odio
Ma odio questo odio
Io amo
Felicità negli occhi
Di chi amo
Rispetto perchè amo
Finchè rispetto amo
HOOK: SURFA
Non uso droga anche se a scuola va di moda
Io odio il male fatto per il puro odio
Passeggeri dove il terrorista è il pilota
Perchè mi sale l'odio ma odio questo odio
Burattini nelle mani di chi gioca
Io amo felicità negli occhi di chi amo
Urlo anche se di voce me ne resta poca
Rispetto perchè amo finchè rispetto amo
lunedì 18 ottobre 2010
martedì 12 ottobre 2010
Essere liberi
Cosa vuol dire libertà? Cosa vuol dire essere liberi? E’ un argomento trattato e studiato più o meno da quando è nata la parola in sé. Alcuni dicono che essere liberi voglia dire “fare tutto ciò che ci pare”, altri dicono che “la propria libertà finisca dove comincia quella degli altri”; sicuramente ad affermare queste cose sono stati uomini molto più saggi e sapienti di me, ma mi sento di dire che non sono d’accordo, almeno non totalmente, con queste definizioni di libertà.
Prendendola alla lontana, io direi “libertà è rettitudine”, chi mastica certi argomenti sicuramente avrà capito a cosa mi riferisco e, senza ombra di dubbio avrà compreso che una frase del genere è assolutamente attuale soprattutto al giorno d’oggi. Posto che il cosmo ci ha donato un destino a cui adempiere e da comprendere, non voglio parlare di credenze o religione, ma di sistema – mondo e conseguente opposizione ad esso.
Anticamente – anche se non per tutta la popolazione – era presente nella vita di tutti i giorni un codice, un codex comportamentale. Per noi italiani (romani) era il Mos Maiorum, un elenco di virtù tese a far agire l’uomo secondo giustizia, in accordo con ciò che lo circonda. In particolare, erano presenti la giustizia sociale e la giustizia verso se stessi. Sensus civicus: il concetto di comunità come organo supremo di cui si fa parte, che bisogna rispettare e per cui bisogna lottare, Deditio: l’impegno con cui ci dedichiamo anima e corpo ai nostri obiettivi, Salubritas: il rispetto del proprio corpo, LIBERTAS: libertà da tutto ciò che soggioga e corrompe. Come si può vedere i mores (maiorum) sono tanti, ma la definizione di libertà per i romani è attinente a ciò che ho scritto poco fa, essere liberi di non far parte del marcio che ci circonda e questo, che lo si capisca o meno, si può ottenere solo attraverso la rettitudine.
Essere fermi, capaci di agire in armonia con sé stessi, privi di timore per quello che potrebbe accadere, liberi da condizionamenti esterni. Basta passeggiare per le strade delle città più grandi (ma anche di popolazione media ormai) del mondo per rendersi conto di quanto si sia esteso nel territorio globale il dominio americano. Mcdonald’s, Starbucks, mentre i servi del gioco capitalistico gioiscono per l’arrivo di queste catene mangiasoldi le persone sane di mente si chiedono, Mcdonald’s fa cibo buono? Noi dobbiamo farci fare il caffè dagli americani? In sostanza, avevamo bisogno di tutto questo? No, la risposta è no. Se ci fosse ancora il Sensus Civicus noi ameremmo essere italiani, ci terremmo a rispettare la nostra tradizione pur senza fossilizzarci dentro i nostri confini. La realtà è che NON siamo liberi di scegliere, la verità è che ci stanno trasformando in un massa informe di americani obesi e drogati. Le persone si credono libere fumando gli spinelli, andando a manifestare contro Berlusconi e seguendo i discorsi dei vari capi popolo come Beppe Grillo o Marco Travaglio, ma non sono liberi, gli viene imposto di seguire il modello del “falso rivoluzionario” dai film, dalle magliette con la faccia di Che Guevara, dai vecchi e inossidabili (quanto inutili) partiti.
La base per una rivalsa dovrebbe essere comprendere questo meccanismo, è inutile andare in piazza a manifestare contro questo o quell’altro se si è schiavi o corrotti dentro. Iniziamo per prima cosa a farci delle domande “cosa è successo al mio paese?” Il nostro paese non esiste più, non è in mano nostra probabilmente da molti molti decenni e la maggior parte delle persone non se ne accorgono. La globalizzazione è un male perché distrugge la tradizione di un popolo, e distruggendone la tradizione ne annienta l’identità. Non siamo più italiani, tedeschi, inglesi e francesi, fra qualche anno – ma già ora – saremo tutti americani, molti già lo sono. Non esiste più l’Italia con la sua cultura latina e romana, non esistono più o quasi più i francesi e così via, esistono un paio di superpotenze egemoni che attraverso il vero mezzo di potere degli ultimi due secoli, ovvero il denaro, gestiscono l’andamento del mondo e decidono come deve andare. Non sono un economista né un antropologo, ma tutto ciò che sto scrivendo è sotto gli occhi di tutti.
Un’altra domanda che dobbiamo porci è “Come mi vuole il sistema?” in un mondo in cui il dominio è economico e falso democratico, per ovvie ragioni i pochi che hanno potere, gli stessi che inventano crisi e incassano dollari con guerre combattute per ragioni tutt’altro che idiologiche, desiderano un cittadino privo di identità, debole e manovrabile. Cosa c’è di meglio quindi dell’obeso cliente abituale del mcdonald’s, stressato per le troppe sigarette e per i vestiti di marca che non gli cadono bene poiché sovrappeso, frustrato per il posto di lavoro che non riesce ad ottenere e che si consola immedesimandosi nei calciatori davanti alle partite o sognando di essere coi tronisti nello studio Maria De Filippesco? Nulla, stanno ottenendo esattamente ciò che vogliono. Cosa vince su tutto? L’inedia, l’accettare lo stato malato delle cose, il credere di fare qualcosa condividendo dei link di protesta sui social network.
E infine, cosa si può fare? Cosa possiamo fare perché il nostro paese ritorni autonomo? Probabilmente chi la pensa come me non vincerà, probabilmente questo è un processo irreversibile, ma si deve provare, bisogna reagire, combattere. Dobbiamo essere LIBERI di dire NO a quello che vogliono imporci, io non guardo la tv, io non mangio al mcdonald’s, io non sogno il vestito di marca e la macchina, io non fumo, io non mi drogo, io voglio essere una persona forte e autonoma, voglio veder risorgere il mio paese per quello che è, con la sua identità. Iniziamo quindi a boicottare tutto ciò che c’è di negativo, smettiamola di arrenderci all’inedia e, prima di credere di essere dei nuovi Che Guevara o dei nuovi Benito Mussolini, curiamo noi stessi. “Mens sana in corpore sano”, quando dici “mi iscriverò in palestra”, limita le parole e fallo, quando dici “devo perdere dieci kg”, non aspettare, fallo. Condurre una vita sana e scevra dall’attitudine autodistruttiva della nostra epoca è solo il punto di partenza, osare, agire, è la base per costruire la nostra persona. Inizieremo a studiare, a informarci dalle varie fonti senza berci come pecore le idiozie delle testate giornalistiche schierate e dei finti liberatori.
Diventando persone migliori fisicamente e intellettualmente, curando il nostro corpo e la nostra mente come fossero (quali in effetti sono) un dono da preservare, inizieremo ad essere retti, ad essere LIBERI di combattere per ciò che è giusto. Non parlo di odio per gli altri paesi o per le altre culture, parlo di amore per se stessi e per la propria terra. Dobbiamo iniziare a pecepire ciò che ci circonda come parte di un tutto di cui facciamo parte, per poi decidere che non dobbiamo esser noi l’anello debole della catena, dobbiamo decidere di essere duri come l’acciaio per poter essere utili almeno di poco se non per l’intera nazione, almeno per coloro che ci circondano. Io sono stato aiutato a sollevarmi dallo stadio di bestia umana, aiuto e aiuterò altri che sono come ero io ad alzare la testa, questa è resistenza, nel nostro piccolo, nel nostro angolo di mondo, capire cosa c’è di sbagliato davvero e cercare di cambiarlo giorno per giorno. Ognuno ha il suo modo per capire e per reagire, l’accademia di arti marziali (Brazilian Jiu Jitsu per quanto mi riguarda) è il mio angolo di libertà nella vita distorta di tutti i giorni, lì io e i miei compagni d’allenamento lottiamo per salvare il nostro spirito ma ognuno ha il suo modo per ribellarsi, per capire cosa deve fare su questa terra e agire di conseguenza, basta solo osare, muoversi, non arrendersi all’inedia.
Io non scrivo da un piedistallo, non credo di essere perfetto, ogni giorno per me è una lotta contro tutto ciò che vorrebbe incatenarmi e riportarmi allo stadio bestiale, ma ogni giorno si tiene duro per cercare di far qualcosa di buono e, se qualcuno leggendomi deciderà di reagire, allora avrò fatto qualcosa di utile e ne sarò felice.
La libertà è rettitudine.
Riccardo Poleggi
Prendendola alla lontana, io direi “libertà è rettitudine”, chi mastica certi argomenti sicuramente avrà capito a cosa mi riferisco e, senza ombra di dubbio avrà compreso che una frase del genere è assolutamente attuale soprattutto al giorno d’oggi. Posto che il cosmo ci ha donato un destino a cui adempiere e da comprendere, non voglio parlare di credenze o religione, ma di sistema – mondo e conseguente opposizione ad esso.
Anticamente – anche se non per tutta la popolazione – era presente nella vita di tutti i giorni un codice, un codex comportamentale. Per noi italiani (romani) era il Mos Maiorum, un elenco di virtù tese a far agire l’uomo secondo giustizia, in accordo con ciò che lo circonda. In particolare, erano presenti la giustizia sociale e la giustizia verso se stessi. Sensus civicus: il concetto di comunità come organo supremo di cui si fa parte, che bisogna rispettare e per cui bisogna lottare, Deditio: l’impegno con cui ci dedichiamo anima e corpo ai nostri obiettivi, Salubritas: il rispetto del proprio corpo, LIBERTAS: libertà da tutto ciò che soggioga e corrompe. Come si può vedere i mores (maiorum) sono tanti, ma la definizione di libertà per i romani è attinente a ciò che ho scritto poco fa, essere liberi di non far parte del marcio che ci circonda e questo, che lo si capisca o meno, si può ottenere solo attraverso la rettitudine.
Essere fermi, capaci di agire in armonia con sé stessi, privi di timore per quello che potrebbe accadere, liberi da condizionamenti esterni. Basta passeggiare per le strade delle città più grandi (ma anche di popolazione media ormai) del mondo per rendersi conto di quanto si sia esteso nel territorio globale il dominio americano. Mcdonald’s, Starbucks, mentre i servi del gioco capitalistico gioiscono per l’arrivo di queste catene mangiasoldi le persone sane di mente si chiedono, Mcdonald’s fa cibo buono? Noi dobbiamo farci fare il caffè dagli americani? In sostanza, avevamo bisogno di tutto questo? No, la risposta è no. Se ci fosse ancora il Sensus Civicus noi ameremmo essere italiani, ci terremmo a rispettare la nostra tradizione pur senza fossilizzarci dentro i nostri confini. La realtà è che NON siamo liberi di scegliere, la verità è che ci stanno trasformando in un massa informe di americani obesi e drogati. Le persone si credono libere fumando gli spinelli, andando a manifestare contro Berlusconi e seguendo i discorsi dei vari capi popolo come Beppe Grillo o Marco Travaglio, ma non sono liberi, gli viene imposto di seguire il modello del “falso rivoluzionario” dai film, dalle magliette con la faccia di Che Guevara, dai vecchi e inossidabili (quanto inutili) partiti.
La base per una rivalsa dovrebbe essere comprendere questo meccanismo, è inutile andare in piazza a manifestare contro questo o quell’altro se si è schiavi o corrotti dentro. Iniziamo per prima cosa a farci delle domande “cosa è successo al mio paese?” Il nostro paese non esiste più, non è in mano nostra probabilmente da molti molti decenni e la maggior parte delle persone non se ne accorgono. La globalizzazione è un male perché distrugge la tradizione di un popolo, e distruggendone la tradizione ne annienta l’identità. Non siamo più italiani, tedeschi, inglesi e francesi, fra qualche anno – ma già ora – saremo tutti americani, molti già lo sono. Non esiste più l’Italia con la sua cultura latina e romana, non esistono più o quasi più i francesi e così via, esistono un paio di superpotenze egemoni che attraverso il vero mezzo di potere degli ultimi due secoli, ovvero il denaro, gestiscono l’andamento del mondo e decidono come deve andare. Non sono un economista né un antropologo, ma tutto ciò che sto scrivendo è sotto gli occhi di tutti.
Un’altra domanda che dobbiamo porci è “Come mi vuole il sistema?” in un mondo in cui il dominio è economico e falso democratico, per ovvie ragioni i pochi che hanno potere, gli stessi che inventano crisi e incassano dollari con guerre combattute per ragioni tutt’altro che idiologiche, desiderano un cittadino privo di identità, debole e manovrabile. Cosa c’è di meglio quindi dell’obeso cliente abituale del mcdonald’s, stressato per le troppe sigarette e per i vestiti di marca che non gli cadono bene poiché sovrappeso, frustrato per il posto di lavoro che non riesce ad ottenere e che si consola immedesimandosi nei calciatori davanti alle partite o sognando di essere coi tronisti nello studio Maria De Filippesco? Nulla, stanno ottenendo esattamente ciò che vogliono. Cosa vince su tutto? L’inedia, l’accettare lo stato malato delle cose, il credere di fare qualcosa condividendo dei link di protesta sui social network.
E infine, cosa si può fare? Cosa possiamo fare perché il nostro paese ritorni autonomo? Probabilmente chi la pensa come me non vincerà, probabilmente questo è un processo irreversibile, ma si deve provare, bisogna reagire, combattere. Dobbiamo essere LIBERI di dire NO a quello che vogliono imporci, io non guardo la tv, io non mangio al mcdonald’s, io non sogno il vestito di marca e la macchina, io non fumo, io non mi drogo, io voglio essere una persona forte e autonoma, voglio veder risorgere il mio paese per quello che è, con la sua identità. Iniziamo quindi a boicottare tutto ciò che c’è di negativo, smettiamola di arrenderci all’inedia e, prima di credere di essere dei nuovi Che Guevara o dei nuovi Benito Mussolini, curiamo noi stessi. “Mens sana in corpore sano”, quando dici “mi iscriverò in palestra”, limita le parole e fallo, quando dici “devo perdere dieci kg”, non aspettare, fallo. Condurre una vita sana e scevra dall’attitudine autodistruttiva della nostra epoca è solo il punto di partenza, osare, agire, è la base per costruire la nostra persona. Inizieremo a studiare, a informarci dalle varie fonti senza berci come pecore le idiozie delle testate giornalistiche schierate e dei finti liberatori.
Diventando persone migliori fisicamente e intellettualmente, curando il nostro corpo e la nostra mente come fossero (quali in effetti sono) un dono da preservare, inizieremo ad essere retti, ad essere LIBERI di combattere per ciò che è giusto. Non parlo di odio per gli altri paesi o per le altre culture, parlo di amore per se stessi e per la propria terra. Dobbiamo iniziare a pecepire ciò che ci circonda come parte di un tutto di cui facciamo parte, per poi decidere che non dobbiamo esser noi l’anello debole della catena, dobbiamo decidere di essere duri come l’acciaio per poter essere utili almeno di poco se non per l’intera nazione, almeno per coloro che ci circondano. Io sono stato aiutato a sollevarmi dallo stadio di bestia umana, aiuto e aiuterò altri che sono come ero io ad alzare la testa, questa è resistenza, nel nostro piccolo, nel nostro angolo di mondo, capire cosa c’è di sbagliato davvero e cercare di cambiarlo giorno per giorno. Ognuno ha il suo modo per capire e per reagire, l’accademia di arti marziali (Brazilian Jiu Jitsu per quanto mi riguarda) è il mio angolo di libertà nella vita distorta di tutti i giorni, lì io e i miei compagni d’allenamento lottiamo per salvare il nostro spirito ma ognuno ha il suo modo per ribellarsi, per capire cosa deve fare su questa terra e agire di conseguenza, basta solo osare, muoversi, non arrendersi all’inedia.
Io non scrivo da un piedistallo, non credo di essere perfetto, ogni giorno per me è una lotta contro tutto ciò che vorrebbe incatenarmi e riportarmi allo stadio bestiale, ma ogni giorno si tiene duro per cercare di far qualcosa di buono e, se qualcuno leggendomi deciderà di reagire, allora avrò fatto qualcosa di utile e ne sarò felice.
La libertà è rettitudine.
Riccardo Poleggi
domenica 3 ottobre 2010
L'istinto Lottatorio
Ogni uomo ha delle capacità innate, qualcosa che lo diversifica dagli altri: c'è chi è bravo con la matematica, chi con le lingue, chi è capace di costruire i palazzi e così via.
Una cosa c'è che accomuna tutti gli uomini, gli istinti: ognuno di noi ha bisogno di mangiare, bere, espellere, accoppiarsi e lottare. Se nella stessa culla metti de bambini, cosa faranno? lotteranno, questo non perchè siano animali, ma perchè difenderci e attaccare è nel nostro sangue. Chi ha la fortuna di praticare sport da combattimento o arti marziali reali si sarà accorto che tutto ciò che ci insegnano in palestra è dentro di noi, allo stadio grezzo o embrionale, ma c'è.
Per un Romano, una persona che si dice Tradizionale, la cosa dovrebbe essere ancora più marcata. Roma è sempre stata in guerra, è nel nostro codice genetico combattere e farci valere sul campo di battaglia. La lotta è crescita, formazione, lo sapevano bene Giulio Cesare, Alessandro Magno, Platone (che vuol dire "dalle larghe spalle", era proprio un nome da battaglia usato nel pankration). Soprattutto in un mondo come questo, un mondo in cui le persone non fanno altro che fuggire dalla sofferenza, lottare è un'azione di matrice divina, andare addosso alle proprie paure, affrontarle, sconfiggerle ogni giorno sul tatami o sul ring.
Solo combattendo sarà possibile formarsi da Uomini e non da vigliacchi, essere Tradizionali è quindi comprendere a pieno anche l'importanza di questo aspetto formativo del passato. Incominciamo da piccoli con la filosofia e la lotta, e anche da "vecchi", non è mai troppo tardi, solo così avremo la "mens sana in corpore sano", solo così potremo vedere individui forti, caparbi, testardi, saggi, sicuri, fedeli, solo così saremo VERI ROMANI.
Vedo tante chiacchiere, tanti gentili panzoni e ubriaconi, non voglio che Res Pvblica sia questo, voglio vedere uomini intraprendenti e liberi, in forma mentalmente e fisicamente, sempre pronti alla battaglia. Deve essere un dovere morale di ognuno di noi.
Ad majora semper!
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