lunedì 14 giugno 2010

Storia di un ragazzo normale




Ultimamente Michael pensava spesso alla morte, insomma, alla sua morte. Si figurava il cadavere disteso a terra, il proprio corpo, e riavvolgeva il nastro. Un uomo incappucciato entrava in casa e lo massacrava a colpi di machete senza che lui potesse difendersi. Cosa avrebbe detto il telegiornale? Era un ragazzo dolce e sensibile e pieno di amici? Avrebbero fatto come al solito, senza conoscere la verità. Non era una bella scena, sangue, arti mozzati, budella riverse a terra. Non era uno spettacolo gradevole ma era il suo spettacolo, creato autonomamente dalla sua mente e per questo non gli dispiaceva.
Michael abitava in un piccolo paese dell'Inghilterra sulla costa est, a soli venti minuti dal mare.
La sua gente non era come quellaa di Londra, non era fredda e scostante, era calda e premurosa ma questo al ragazzo non piaceva, perchè lui era gelido, quasi privo di vita, come se nulla gli importasse..sarebbe dovuto nascere a londra.
Un mostro, a beast inside, in un mondo di agnelli.
E così, mentre era intento a immaginarsi scene macabre in cui il Killer che l'aveva smembrato se ne andava in giro nel quartiere, casa per casa, a decapitare e squartare, si accorse che quell'uomo si era voltato e si toglieva il passamontagna: quel volto era familiare, capelli castani, occhi chiari, un sorriso quasi innaturale stampato sul viso imbrattato di plasma umano, sporco nonostante prima fosse coperto da un indumento; nemmeno il tessuto avrebbe potuto coprire quel senso di colpa, il senso di colpa di non avere un senso di colpa.
Già, Michael, come un fulmine a ciel sereno, si rese conto che il volto del Killer era il suo stesso volto e che lui a furia di rumuginare e lambiccarsi il cervello era diventato pazzo...
L'impatto con l'asfalto fu tremendo, solo per il corpo, non per l'anima.

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